Milano, San Lorenzo Maggiore
Calpestiamo la notte alla Vetra
Per giugno odoroso di luna e tigli,
Josè Vidal, giornalista di “O Globo”
Si inginocchia al prato in preghiera,
abbraccia le absidi di San Lorenzo
in lento silenzio
“queste pietre sono il segno di amicizia
fra l’uomo e Cristo. Sono il ‘quinto vangelo’”.
San Lorenzo Maggiore alle colonne.
Sul passo di entrata
mi accoglie sottile polifonia gregoriana,
due passi alla destra affacciano alla Milano
imperiale dl V° secolo.
La cappella di Sant’Aquilino è antifona di paradiso.
Fra l’oro del cielo superiore
e una terra fresca di limpide acque,
quelle separate dalla Genesi, l’acqua della vita.
Le sponde del fiume specchiano
gli Apostoli con Paolo.
Al centro, più in alto su una roccia,
siede Cristo, il Bel Cristo (kalòs Kristòs)
imberbe, eternamente giovane, chiama alla bellezza.
La bellezza è una chiamata,
la chiamata al compimento.
Cristo ci guarda, leziona con la mano destra aperta
e con la sinistra ci mostra nuova la legge.
È la postura dell’Imperatore.
Leziona, in-segna con potere.
È la con-segna del messaggio agli Apostoli, a Paolo
a te ammesso alle acque chiare.
Il chrismon lo identifica in Cristo.
Nel nimbo “alfa” e “omega”
in Lui l’inizio, in Lui la fine. Il fine.
Gli Apostoli testimoni della chiamata all’eternità
della salvezza da Lui promessa.
La legge nuova genera bellezza
armonia nel creato.
L’altra abside governa un prato
gentile di fiori e erba e acqua chiara.
Loro pastori fra veglia e sonno
il suono di una siringa (flauto) e
quieto pascolo di gregge.
Cristo-sole su un carro di fuoco
ascende al cielo, vincitore sulla morte.
Si consegna all’uomo, ci consegna il suo corpo,
l’Ecclesia, il “quinto vangelo”.
Già ma non ancora.
I miei passi tacciono
un infinito ferito
per nostalgia di futuro.
Abbiategrasso
Giovedì 15 giugno, Corpus Domini 2017
Peppo